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domenica 29 maggio 2011

La mia esperienza con i bambini ( ADHD ).







  
Nella mia esperienza di educatore in classi di bambini con problemi psicologici ho incontrato molti bambini con ADHD, in quanto è uno dei disturbi più diffusi. Lavorare con questi bambini è stato difficile ma molto stimolante, perché ho dovuto stabilire una stretta collaborazione con tutte le figure che circondavano il bambino come la famiglia e gli psicologi.

Il primo passo da compiere è l’individuazione del disturbo sia in ambiente scolastico che domestico, ecco perché mi sono dovuto impegnare nell’ instaurare un rapporto di fiducia con i genitori, per essere informato sulla storia pre-natale e post-natale del bambino, sul suo modo di relazionarsi con i coetanei ed i parenti al di fuori dell’ambiente scolastico e sulle sue condizioni di vita.

Inoltre, è stato di grande aiuto la collaborazione con la figura dello psicologo, il quale mi ha fornito delle direttive su come impostare la didattica per i bambini con ADHD e sull’atteggiamento da assumere con loro. L’insegn ante deve assumere un atteggiamento positivo nei confronti dei soggetti con disturbi di ADHD, ciò vuol dire che deve interpretare i loro comportamenti scorretti (furti, violenza, menzogne, disturbo della classe) come degli indici del disturbo e non come un oltraggio alle loro capacità di educatori.


Lavorando come educatore, ho riscontrato negli studenti con ADHD tutte le caratteristiche descritte nel mio lavoro, e attraverso delle pratiche educative mirate

sono   riuscito   ad   inserire   due   di   essi   nelle   cosiddette   “classi   regolari”.     
 Il   loro  inserimento ha presentato numerose difficoltà perché in questi ambienti i bambini ADHD hanno avuto l’opportunità di manifestare maggiormente la loro iperattività e disattenzione; dato che in una classe ci sono circa 30 bambini i loro comportamenti scorretti vengono controllati con più difficoltà ed è più difficile monitorarne l’attenzione.

Le maggiori difficoltà sono derivate dall’incapacità di inibire le risposte agli stimoli esterni, mi è capitato molto spesso di essere interrotto durante una spiegazione con pretesti futili, ad esempio la necessità di dire che la propria penna è caduta. Inoltre ho osservato che i bambini con ADHD non riuscivano a ignorare gli stimoli esterni,

ad esempio la pioggia o qualunque rumore fuori dalla classe e manifestavano la necessità di alzarsi dal banco continuamente.

Ho imparato a porre sempre in primo piano le necessità degli studenti con ADHD perché fanno parte di un disagio e non di una loro volontà di disturbare la lezione. Ecco perché si è rivelato di grande aiuto invitare gli studenti a muoversi, facendo gli raccogliere i compiti, distribuire le fotocopie, prendere il gesso, pulire la lavagna ecc. Inoltre ho osservato l’importanza dello sport perché in quest’occasione gli studenti con ADHD erano motivati ad un movimento finalizzato e potevano sviluppare la loro autostima, essendo i migliori nell’attività fisica.


Uno degli esempi di come ho affrontato il comportamento di un mio allievo con ADHD riguarda l’episodio con Pajtim. Durante le ore di educazione fisica le varie classi si univano in cortile con la collega; un giorno Pajtim entrò nella classe dove mi trovavo a senza fiato mi chiedeva cui non riusciva a “qualcosa ” di ricordare il nome per l’agitazione, ma spiegava che questa gialla o cosa era, rossa.

Conoscendo l’interesse di Pajtim per il calcio intuì che mi stava chiedendo dei cartoncini per poter fare il ruolo di arbitro della partita, era agitato perché aveva ansia di tornare in campo per dimostrare le sue capacità e non riusciva a gestire la sua emozione.


Mi resi conto che dovevo stimolare Pajtim a pensare a cosa voleva per aiutarlo a trovare il modo giusto per ottenerlo. Anche se l’attività di problem solving in questione era delle più semplici, Pajtim non aveva gli strumenti per portarla a compimento. Così, decisi di applicare una semplice pratica di auto istruzione verbale; chiesi a Pajtim che doveva contare fino a dieci sempre più lentamente prima di ottenere ciò che voleva. Dopo un paio di tentativi in cui Pajtim restava ancora agitato e non riusciva a concentrarsi, cercai di aiutarlo servendomi delle dita della mano e grazie a questo strumento “concreto” Pajtim riuscì a contare fino a dieci e dire che voleva il cartoncino giallo e rosso per fare l’arbitro durante la lezione di educazione fisica.
Questo episodio dimostra come il bambino con ADHD non riesce a ragionare perché non riesce a gestire le proprie emozioni. Per questo motivo ho cercato di distrarre Pajtim dal suo problema facendogli contare le dita della mano, grazie a questo compito ha avuto il tempo necessario per rilassarsi e per pensare al nome dell’ oggetto che cercava.


2 commenti:

  1. Complimeti bellissima esperienza, credo che questa esperienza dovrebbero farla un bel po di persone, perchè stimola la crescita interiore di un educatore e non solo.

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  2. Sento fortunato che ho avuto questa esperienza, non ho avuto facile, lasciare il lavoro, e venire qua, sono stato molto felice, ma sono venuto, a fare specialistica, e tornare e contribuire di più, nel interesse sempre dei bambini.
    I bambini sono i nostri futuro, spero che presto potrei lavorare con i bambini, e esprimere la mia esperienza, e le mie abilità.

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